LA DIFFICOLTA' DEL GIUDIZIO... Mi permetto una veloce divagazione su un argomento spuntato per caso in uno dei mitici allenamenti medio lunghi nel caldo del Parco delle Cascine, in questa domenica tardo primaverile. Facendo zapping in TV ieri sera ho avuto la sfortuna di fermarmi per poco tempo sul più famoso talent di Mediaset, Amici, e ho assistito ad una pessima performance sulle note di "la costruzione di un amore"; lasciando stare le disquisizioni sulla prestazione canora, mi soffermo sui tre personaggi famosi che dovrebbero giudicare la fantastica performance: una soubrette e attrice in declino (Ferilli), un cantante ancora giovane con una carriera però di un certo livello alle spalle (Renga), una grande gloria del passato (la Bertè) più una giudice ora conduttrice ex ballerina/presentatrice (la Cuccarini). Ebbene, nessuno dei giudici è riuscito ad esprimere una minima critica di natura tecnica della prestazione, ma tutti si sono soffermati sulle sensazioni, sul mi piace non mi piace, sul fatto che la ragazza cantava meglio da seduti o in piedi...etc. etc... senza voler ripeto giudicare la prestazione sonora, direi ad esempio che c'era un evidentissimo problema di tonalità, che nei toni bassi (non essendo nelle corde della cantante) non reggeva assolutamente, e nei passaggi ai toni alti certamente non riusciva a progredire in modo uniforme ma era, se non altro, molto imprecisa. E lo dice certamente non un'esperto. La realtà che ne ho desunto è quella di un incredibile e indicibile pressapochismo, ovvero mancanza di preparazione totale da parte di questi giudici che invece di prepararsi preferiscono lanciarsi in commenti da Bar (sia per livello che per modalità di espressione) e opinioni molto personali della quale, francamente, penso i telespettatori e la giudicata francamente non traggono nessun giovamento; certamente non stiamo parlando di un esame universitario ma di uno spettacolo, però a ben vedere questo pressapochismo e questo vanto di ignoranza è proprio caratteristico della nostra Società. Io lo ritrovo ad esempio sul lavoro, dove persone che giudicano difficilmente hanno una pallida idea, o si informano, del lavoro che facciamo, della qualità dello stesso, delle implicazioni e dei risultati; certamente non per mancanza di "mezzi", ma per scelta volontaria, ovvero per l'arroganza di voler far pesare il proprio ruolo dimenticandosi però del fatto che le posizioni di potere per essere tali devono essere anche autorevoli, altrimenti perdono di significato. E certamente, soprattutto in campo lavorativo, bastano pochi minuti per rendersi conto della competenza delle persone che si hanno davanti. Ritornando ai mass media, se vogliamo questo pressapochismo è proprio distintivo dei tempi correnti, i giornali (anche i più "storici") sono pieni di commenti inutili e scarsamente approfonditi, come i telegiornali: si preferisce l'invettiva, lo schieramento palese da una parte e dall'altra, ma difficilmente si va al nocciolo delle questioni, si cerca e si approfondisce l'argomento, anche perchè poi alla fine "al popolo" non interessa. Volendo fare una citazione mi è parso molto centrato una citazione di Don Milani, letta per caso in una biblioteca, ma molto efficace: il prete di Barbiana citava un suo collega che era benvoluto da tutta la comunità, ed esprimeveva un concetto semplice, ovvero che un insegnante non può avere come scopo essere benvoluti da tutti, perchè in questo caso si tratterebbe di un "commerciante", ovvero di un individuo che ha interesse ad attirare a sè le persone. Un insegnante dovrebbe esprimere le proprie idee a prescindere dagli altri, per cercare la discussione magari, e comunque per gettare un seme nell'alunno. Così un giudice dovrebbe, trattandosi di ragazzi giovani, dare degli spunti e non solo ingraziarsi il pubblico, così anche a livello lavorativo a mio parere un dirigente dovrebbe incitare a migliorare il lavoro dei suoi sottoposti facendo critiche positive o negative ma che facciano evolvere lo stesso. Così, nella calura dei grandi alberi storici del Parco, ho come al solito desunto che sono il solito inguaribile utopista, e che mal mi adatto al mondo d'oggi. Meno male che il caldo e la fatica poi mi hanno fatto pensare ad altro. Marco M.

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